Tendinite
Nella pratica comune la cura per la tendinite (o sarebbe meglio definirla tendinopatia) si basa soprattutto su terapie fisiche (onde d’urto, tecar terapia, laser), infiltrazioni, massaggio e rinforzo. In questo modo però l’iter riabilitativo è spesso lungo e con benefici parziali e presenta inoltre un alto numero di recidive.
Invece recenti studi dimostrano che per avere una rieducazione rapida, efficace e duratura bisogna abbinare ad esercizi di forza l’utilizzo di esercizi di controllo motorio con stimoli esterni come un metronomo che scandisce il tempo (es. 3 sec in eccentrica e 3 in concentrica) e dare continui feedback verbali al paziente sul movimento da eseguire e sulla posizione.
In questo modo, oltre ad agire direttamente sul tendine, si agisce anche sulla corteccia premotoria del cervello e sul lobo frontale che sono le parti del cervello deputate alla programmazione e all’esecuzione dei movimenti.
In questo modo, oltre ad agire direttamente sul tendine, si agisce anche sulla corteccia premotoria del cervello e sul lobo frontale che sono le parti del cervello deputate alla programmazione e all’esecuzione dei movimenti.
Perché è importante agire anche sul cervello?
Uno studio recente di Ebonie Rio, fisioterapista ricercatrice scientifica australiana che dedica la sua vita alle patologie tendinee, evidenziano che ad alimentare il dolore nelle tendinopatie non è l’infiammazione del tendine o una sua modificazione strutturale, ma un deficit di attivazione/inibizione motoria a livello della corteccia.
(Tendon neuroplastic training”: changing the way we think about tendon rehabilitation: a narrative revew. Rio E, et al. Br, J, Sports Med 2016; 50:209-215) La scoperta avviene attraverso uno studio condotto su 3 gruppi di pazienti:
(Tendon neuroplastic training”: changing the way we think about tendon rehabilitation: a narrative revew. Rio E, et al. Br, J, Sports Med 2016; 50:209-215) La scoperta avviene attraverso uno studio condotto su 3 gruppi di pazienti:
- il primo gruppo presentava una sofferenza del tendine rotuleo;
- il secondo gruppo presentava un dolore generico al ginocchio;
- il terzo gruppo non aveva nessun dolore al ginocchio.
Veniva chiesto a questi 3 gruppi di pazienti di saltare, perché è il movimento che maggiormente evoca dolore in caso di sofferenza tendinea del rotuleo, mentre un magnete trans cranico rilevava le attività cerebrali della corteccia premotoria e del lobo frontale.
Bene, hanno visto che nei pazienti con sofferenza del tendine rotuleo c’era un deficit di attivazione/inibizione nelle connessioni al momento di compiere il gesto richiesto.
Ciò significa che se vogliamo veramente riabilitare un tendine sofferente dobbiamo agire anche con esercizi che stimolino quelle aree del cervello per ripristinare i giusti meccanismi di attivazione muscolare.
Quindi il modo migliore per riabilitare una “tendinite” è attraverso un allenamento tendineo neuroplastico (Tendon Neuroplastic Training) in cui si cerca di allenare sia la forza che il controllo motorio, utilizzando stimoli esterni, per migliorare la capacità del nostro cervello di reclutare i muscoli collegati a quel tendine e a quella catena cinetica.
Quindi il modo migliore per riabilitare una “tendinite” è attraverso un allenamento tendineo neuroplastico (Tendon Neuroplastic Training) in cui si cerca di allenare sia la forza che il controllo motorio, utilizzando stimoli esterni, per migliorare la capacità del nostro cervello di reclutare i muscoli collegati a quel tendine e a quella catena cinetica.
Commento all'articolo